A seguito dei recenti avvenimenti di Strasburgo, dove un grave incendio ha colpito il data center di Ovh (società leader nel cloud con oltre 1,5 milioni di clienti nel mondo), causando grossi danni a chiunque dipenda dalla società per i suoi servizi, ci è sembrato più che mai importante parlare di Disaster Recovery: di cosa si tratta, i suoi vantaggi per le aziende e i diversi metodi per applicarlo.
Che cos’è il Disaster Recovery
Il Disaster Recovery è uno degli aspetti più importanti della Business Continuity ovvero livello di preparazione aziendale che consente di mantenere operative le funzioni critiche dopo un’emergenza o un’interruzione delle attività. Nello specifico il DR è l’approccio adottato da un’organizzazione per ripristinare l’accesso e la funzionalità della propria infrastruttura IT in seguito a calamità naturali o incidenti causati dall’uomo.
Quando i server di un’azienda non funzionano a causa di uno dei suddetti eventi, è necessario recuperare i dati persi da una seconda posizione dove è disponibile il backup dei dati e che chiaramente non è stata interessata dall’evento disastroso.
I vantaggi del Disaster Recovery
Nessuna azienda o organizzazione può permettersi ormai di ignorare la pianificazione del DR. I vantaggi che esso offre potrebbero sembrare banali, ma sono quelli che permetteranno la sopravvivenza dell’azienda. Innanzitutto parliamo di risparmio sui costi: avere un piano contro gli eventi disastrosi permette alle aziende di risparmiare centinaia di migliaia di euro. Successivamente di ripristino più rapido: a seconda della strategia di Disaster Recovery e dei tipi di strumenti di Disaster Recovery utilizzati, le aziende possono tornare operative più rapidamente dopo un evento disastroso o addirittura continuare con le normali attività come se non fosse successo nulla.
Tipologie di Disaster Recovery
I metodi di DR adottabili sono diversi. Sta alla singola azienda definire quale tipologia scegliere in base all’importanza dei dati, alle dimensioni e alla configurazione della propria infrastruttura IT.
Vediamo quali sono i più diffusi metodi di Disaster Recovery:
- Backup: si tratta del salvataggio dei dati in altro sito o unità rimovibile. Questo tipo di DR contribuisce però in minima parte alla Business Continuity, poiché si effettua il backup dell’infrastruttura IT.
- Cold Site: configurazione di un’infrastruttura di base in una seconda sede che viene utilizzata raramente e che diventerà il luogo di lavoro per i dipendenti dopo l’eventuale disastro. Aiuta a garantire la Business Continuity poichè le operatività aziendali non vengono interrotte. Tuttavia non offre un modo per proteggere o ripristinare i dati importanti, pertanto un cold site deve necessariamente essere integrato con altri metodi di DR.
- DRaaS (Disaster Recovery as-a-Service): un provider DRaaS sposta l’elaborazione informatica di un’organizzazione sulla propria infrastruttura cloud, permettendo all’azienda di continuare a lavorare dalla sede del vendor, anche se i suoi server non sono funzionanti.
- Backup as-a-Service: un provider di terze parti effettua il backup dei dati di un’organizzazione, ma non della sua infrastruttura IT.
- Copie point-in-time: sono una copia dell’intero database in un dato momento. I dati possono essere ripristinati da questo backup, ma solo se la copia è conservata off-site o su una macchina virtuale non colpita dall’evento disastroso.
Poiché gli attacchi informatici e le calamità naturali sono sempre più diffusi, la pianificazione del Disaster Recovery diventa più che mai essenziale. La valutazione del rischio e un’analisi dell’impatto aziendale che quantifichi i possibili effetti di un evento disastroso sono strumenti efficaci per ottenere assistenza nella gestione di un piano di Disaster Recovery.